STUDIO RUSSO commercialisti dal 1951


Vai ai contenuti

Menu principale:

Fare impresa in Italia

STUDIO RUSSO commercialisti dal 1951
Pubblicato da in Fisco ·
Tags: IMUVISCOBUROCRAZIAEQUITALIA

LA STORIA DEL SIGNOR ROSSI
(imprenditore per caso)


Questo post ha la finalità di evidenziare, molto succintamente, come l’imprenditore - contribuente italiano affronti quotidianamente la giungla fiscale - burocratica - finanziaria e essere anche additato al pubblico ludibrio come un turpe evasore. Assicuro tutti quelli che intendono leggere questo post, di non richiamare articoli, codici e codicilli. Ciò che leggerete è drammaticamente vero e succede quotidianamente a decine di migliaia di operatori economici.
E’ noto a tutti, salvo ai politici nostrani, che l’Europa in generale e l’Italia in particolare, sta attraversando da ormai alcuni anni uno dei periodi più neri dell’economia. Ogni giorno chiudono mediamente mille aziende il che vuol dire che almeno 1.500 famiglie ogni ventiquattro ore restano senza lavoro. Una mano consistente a questo sterminio ha contribuito a fornirla sicuramente il nostro ben amato Stato: come? Prima di tutto non pagando i suoi fornitori che vantano oltre novanta miliari di euro, poi, continuando a tassare e a sanzionare come se fossimo in pieno boom economico. Non capire le reali e drammatiche situazioni che si attraversano, vuol dire non capire nulla. Riporto la frase di un caro amico: l’Italia è un popolo di persone intelligenti governato da ignoranti!
Ciò che pensa il mio amico è spiegabile con un esempio reale. Il sig. Rossi dichiara un reddito di 51.000,00 euro al quale corrisponde un’imposta di € 15.700,00 e un’IRAP 2.000,00. Se questo sventurato contribuente ha dei dipendenti, l’odiosa Irap dovrà essere calcolata sul costo complessivo del personale, quindi sugli stipendi, contributi previdenziali ed assistenziali. Ipotizzando un solo dipendente, non qualificato, il costo complessivo non sarà meno di 22/23.000 euro sul quale si dovrà pagare il 4% mediamente. Il risultato è di altre €. 860,00.
Se poi lo sventurato utilizza un qualsiasi tipo di affidamento bancario o comunque paga interessi passivi, anche questi importi sono assoggetti ad Irap e sempre nella misura del 4%. Non indico alcuna somma poiché è molto variabile. In ogni caso considerate questo banale principio che ispirò un genio della finanza che fu l’ex ministro Visco: più un’azienda è indebitata, più dipendenti lavorano più Irap si pagherà. Siamo l’unica nazione al mondo (sic), dove le imprese in presenza di perdita pagano le imposte. Per rendere chiaro il concetto ai meno addetti ai lavori: è come pagare un’altra tassa del 4% sull’importo delle spese relative al consumo di luce e gas per il privato cittadino. Con questo escamotage una ditta che chiude in perdita, in ogni caso, pagherà la tangente IRAP!
Le disgrazie per lo sventurato imprenditore non finiscono qui! Infatti, sul reddito di 51.000 euro c’è un altro avido ed esoso istituto che mette le mani in modo, ovviamente, invasivo per le esauste tasche: l’INPS. Bisogna foraggiare questo carrozzone per pagare chi è andato in pensione con i famosi quindici anni sei mesi e un giorno. Abbiamo decine di migliaia di pensionati che fanno capo a questa tipologia di soggetti e altre categorie cui devono eterna riconoscenza alle leggendarie menti eccelse di cui sopra. Per pagare miliardi di euro di pensioni, il misero sig. Rossi contribuisce a foraggiare l’Inps di 11.138,00 euro che è va ben oltre il 25% del suo reddito.  Il carico erariale alla fine diventa (INPS+IRPEF+IRAP) di €. 30.000,00. Reddito disponibile 21.000 dagli iniziali 51.000. Incidenza statale:60%!
Questo esproprio è troppo in qualsiasi nazione civile, ma non in Italia. E’ risaputo che il ladro non si fida del suo compare anch’esso ladro. Le meningi matematiche che albergano nei ministeri interessati inventano, per complicare ulteriormente la vita al sig. Rossi, gli STUDI DI SETTORE che non sono altro che un modello razionale per accertare “induttivamente” il reddito partendo da una serie di costi e voci. Questo mostro giuridico, proprio perché tale, è stato blindato e fatto assurgere a dogma e non ammette la prova contraria alla sue assurdità! Il dato finale che ne scaturisce se è maggiore di quello dichiarato diventa automaticamente reddito accertabile con tutte le conseguenze del caso. Non vi spiego il calvario che attende l’esangue sig. Rossi in presenza di questa male augurata ipotesi. Credetemi è più semplice andare in via Crucis sul Golgota!
Credete che sia finito? Neanche per sogno. Il tragico è dietro l’angolo!
Il nostro pervicace e a questo punto masochista, sig. Rossi, non essendo riuscito ad intrupparsi nelle tranquille fila del pubblico impiego, diventato suo malgrado imprenditore dovrà vedersela con chi molto probabilmente lo perseguiterà. Nell’Italia dei demagoghi, dei nulla facenti, degli inetti, di chi prende decine di migliaia d’euro al mese senza aver mai lavorato un’ora nella loro inutile vita, ebbene in questo Paese si maltratta chi invece il lavoro lo esercita da mane a sera a fronte d’innumerevoli sacrifici. Dal cilindro magico i nostri governanti inventano: Equitalia. Una spa partecipata al 50% dall’Inps e dall’altro 50% dall’Agenzia Entrate con il compito di recuperare quanto vantato dai suoi due azionisti di riferimento.
Il sig. Rossi, purtroppo, anche per colpa del momento difficile che attraversa l’Italia, non ha i 30.000,00 euro per pagare i balzelli. Da questo momento è iscritto d’Ufficio nella lista degli evasori. I tromboni nei salotti televisivi diranno che è tutta colpa dell’evasione e, quindi, degli evasori e amenità del genere. La loro superficialità ovvero la loro enorme e in commisurata ignoranza non fa distinguere chi dichiara un reddito da chi il reddito non lo dichiara affatto! Per i benpensanti, per i moralmente onesti, quelli che si riempiono la bocca della parola “etica”, tanto di moda nei salotti radical chic, ebbene per questi immacolati a senso unico, non vi è alcuna differenza: sono tutti, e allo stesso modo, evasori! E allora dagli all’untore: il sig. Rossi va perseguito! Chi ci pensa? Ecco scendere in campo sua maestà: Equitalia. Da questo momento il disgraziato inizierà un’odissea che il vero Odisseo neanche può sognare.
Prima di tutto l’Agenzia delle Entrate, sentendosi offesa per l’onta subita nel non aver ricevuto quanto si aspettava alla data, punisce subito questo sovversivo appioppandogli una sanzione del 30% e, per la perdita di valore del suo credito, chiede a titolo d’interessi il 2,5% su base annua. Poiché tra il pagamento e l’invio da parte dell’Agenzia Entrate ad Equitalia passano in media 18 mesi, gli interessi sono oltre i 1.000,00 che aggiunti ai 9.000,00 di sanzioni si raggiunge la somma di 40.000,00. Credete che sia finita? Ma stiamo scherzando? Il masochismo del sig. Rossi è messo a dura prova: deve pagare anche chi gli richiede in modo brutale i soldi! Difatti, il meschino, per aver disturbato sua santità Equitalia, dove corrispondergli un emolumento che è pari al 9% del suo debito: tradotto in soldoni altri 2.700,00 euro. Il libello, che sarà notificato allo sfortunato imprenditore, di un bel colore azzurro tenue, conterrà l’intimazione di pagare la modica cifra di 42.700,00 euro, nel giro di 60 giorni. Per dare sacralità, le scartoffie sono fatte assurgere al rango di titolo esecutivo con tutti gli effetti e le conseguenze che ne derivano.
In presenza del un titolo esecutivo  chi dovrà escutere quanto in esso reclamato? Naturalmente chi ha per statuto questo compito: Equitalia. Il sig. Rossi è il proprietario dell’immobile dove vive? s’ipoteca; non ha l’immobile? si opera il fermo macchina? non ha l’auto, si terrà monitorato per i prossimi anni non sia mai che acquisti qualcosa o lavori per qualcuno che subito si avventerà con tutte le armi messegli a disposizione. In pratica il povero sig. Rossi vivrà sempre con il terrore fino a quando non soddisfarà il suo debito che nel frattempo si sarà duplicato ovvero triplicato.
In questo scassato Paese, con le aberrazioni dette, quale industriale straniero è disposto a investire un euro? I nostri fantasiosi governanti non si rendono conto che solo nell’ultimo periodo sono state de localizzate oltre 7.000 aziende che hanno prodotto circa un milione e trecentomila posti di lavoro all'estero!
La paurosa miopia della nostra classe politica dimostra anche la loro insipienza in materia macro economica. La casalinga di Voghera avrebbe capito, molto prima dei nostri inutili governanti, che la cessazione di decine di migliaia d’aziende porta alla naturale conseguenza di non incassare più milioni di euro per mezzo del famoso F24.
Per chi non conosce questa sigla (F24) si avverte che non è il nome di un misterioso aereo a reazione ma più semplicemente è un modello anch’esso di un bel colore azzurro tenue, tramite il quale le imprese mensilmente pagano tutto il pagabile (imposte, contributi, balzelli vari) direttamente nelle casse dello Stato che a sua volta li gira per pagare: stipendi, pensioni, la casta politica con i loro privilegi assurdi e tutto ciò che serve al funzionamento della nazione.
Chi dirige questo strano Paese, invece, non capisce cose elementari. Di questo passo non ci saranno più aziende o saranno talmente poche che i loro versamenti mensili saranno insufficienti a mantenere la complessa macchina statale, con la logica conseguenza di applicare una riduzione drastica sulle spese del personale, sulle spese della sanità,  sulla scuola, sugli investimenti, sulla ricerca, sui trasporti, sulla difesa….
Infine abbiamo avuto anche la “fortuna” (sic) di essere amministrati dai così detti tecnici. E’ stato l’ultimo disastro che poteva capitarci. Essi hanno operato giusto il contrario aumentando le accise, l’aliquota Iva, istituito l’IMU, aumentato in modo assurdo la rigidità nell’assumere il personale dipendente. Il risultato? Diminuzione del gettito fiscale, aumento della disoccupazione, aumento del debito pubblico, generale impoverimento della nazione, chiusura di decine di migliaia di aziende.
Il rimedio è molto semplice ma irrealizzabile: capo del governo una persona normale! La politica cialtrona, confusionaria, auto referenziata deve sparire per i prossimi 30 anni. Chi avrà il compito di governare dovrà lasciare libertà d’impresa, ABOLIRE la burocrazia, istituire una politica fiscale snella ed equa, senza avere l’oppressione che oggi è pari all’abbraccio del pitone che stritola tutto nelle sue spire. Solo così l’Italia tornerà a essere una delle prime nazioni al mondo, viceversa c’è il declino industriale già pericolosamente iniziato, l’impoverimento generale della nazione, un debito pubblico destinato a crescere sempre di più fino a raggiungere il default. E’ questo che si vuole?
PS Ho dimenticato di dire che al sig. Rossi saranno notificate anche le sanzioni e gli interessi per altri 12.000, 00 reclamati dall'Inps.


Bookmark and Share

Nessun commento

  Via Cappi, 19 - 41013 Castelfranco Emilia (MO)  tel. + 39 059 951399 - info@studiorusso.eu - PIVA 00242100717
Torna ai contenuti | Torna al menu